Un convegno sulla questione meridionale e il brigantaggio per rileggere il presente

Il progetto ha coinvolto gli studenti del "Renda", del "Rechichi" e dell’Itis “Milano”

Il brigantaggio e la questione meridionale sono stati al centro di un convegno-dibattito che ha inteso attualizzarne i temi, offrendo spunti di riflessione sul loro significato nel presente. L’incontro si è svolto lo scorso 17 marzo presso l’auditorium comunale di Polistena, nell’ambito del progetto biennale 2023/2025 “La Liceide sul Sentiero del Brigante”, in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia.

L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Polistena, ha riunito attorno al tavolo dei relatori i rappresentanti della cooperativa Valle del Marro, dell’associazione Insediamento NaturaCultura e del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte, coinvolgendo attivamente gli studenti dei licei “Renda” e “Rechichi” e dell’Itis “Milano”. A coordinare i lavori è stata la dott.ssa Alessia Agresta, affiancata da Noemi Varamo, entrambe attualmente impegnate nel Servizio Civile Universale presso la cooperativa sociale aderente a Libera Terra.

A portare i saluti istituzionali è stata l’assessore alla Pubblica Istruzione, Maria Catena Napoli, a nome del sindaco Michele Tripodi, ribadendo il ruolo fondamentale della scuola come presidio educativo capace di coltivare il senso critico e la consapevolezza civile nelle giovani generazioni, offrendo loro, attraverso l’uso dello strumento storiografico, una chiave per comprendere non solo il passato, ma anche le questioni irrisolte del presente.

Il prof. Ferdinando Giovinazzo, presidente dell’associazione Insediamento NaturaCultura, ha ricordato le origini del progetto “La Liceide”, nato nel 2015 da una promessa condivisa con i suoi studenti liceali: ritrovarsi dopo dieci anni per riflettere “sul cambiamento in noi stessi, in questo territorio e nel mondo”. Partendo da questa memoria fondativa, il professore ha sottolineato la necessità di superare la visione dualistica tra Natura e Cultura:
«Noi siamo natura, ma è la nostra cultura ad aver creato lo specchio della Natura. I giovani devono partire da questa consapevolezza, educarsi a una visione integrata per diventare protagonisti di un cambiamento positivo, capace di valorizzare le risorse naturalistiche e culturali dei nostri territori in un’ottica di sviluppo ecosostenibile».

Il giornalista sotto scorta Michele Albanese, riflettendo sulle radici storiche della criminalità organizzata e soffermandosi sulle differenze e contiguità tra ‘ndrangheta e brigantaggio, ha rivolto agli studenti un monito carico di responsabilità:
«La mafia, nata da uomini senza scrupoli, si è evoluta nel tempo, adottando nuovi sistemi e stringendo nuove alleanze. Sta a voi, giovani, scegliere tra la via breve, apparentemente più facile, e quella lunga, fatta di sacrificio, impegno e legalità».

Il vicepresidente della coop Valle del Marro, Antonio Napoli, ha invece evidenziato le cause sociali alla base del fenomeno del brigantaggio:

«Il vero problema sociale dell’Italia unita era quelle delle misere condizioni di vita delle masse contadine. Il nuovo governo non volle intendere le loro istanze di giustizia sociale, anzi aggravò la situazione con una pesante fiscalità. Le masse rurali che avevano visto le terre demaniali e i beni ecclesiastici finire nelle mani della borghesia, anziché nelle proprie, reagirono con il brigantaggio o altre forme di ribellione, non riconoscendosi in uno Stato che era il regno dei borghesi e dei “galantuomini” e che avrebbe stretto patti con le nascenti mafie. C’era stato il Risorgimento politico, ma non quello agrario — che oggi, finalmente, comincia a delinearsi proprio attraverso l’uso sociale dei terreni confiscati alle mafie».

Il prof. Pasquale Pugliese, vicepresidente del liceo “Renda”, ha poi ricostruito la vicenda storica del brigante di Spilinga, Andrea Orlando, - un brigante anomalo, da contadino-bandito-soldato a fattore-possidente-gentiluomo, sottolineando come: «Il brigante non fosse solo un delinquente, ma spesso una persona comune che, per necessità, si ritrovava a infrangere la legge».

A seguire, l’intervento della dottoressa Putortì, in rappresentanza del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte, che ha illustrato la storia e le peculiarità del Sentiero del Brigante, un itinerario di 140 chilometri che collega Gambarie alla Ferdinandea, oggi incluso tra i 40 Cammini d’Italia sottoposti a vincolo di tutela. “Il Sentiero non è solo un itinerario paesaggistico di grande fascino naturalistico, ma rappresenta un patrimonio identitario da preservare e valorizzare” ha dichiarato la dottoressa Putortì che ha sottolineato come camminare su quelle tracce significhi ripercorrere le storie, le fatiche e le speranze di un Sud spesso marginalizzato, invitando i giovani a riscoprire il territorio con occhi nuovi: non come spettatori, ma come custodi attivi della memoria collettiva e della biodiversità culturale.

Spazio, infine, è stato riservato ai lavori di gruppo e individuali degli studenti delle scuole partecipanti – i licei “Renda” e “Rechichi” e l’Itis “Milano” – che hanno approfondito diversi aspetti del brigantaggio, anche meno esplorati, come l’alimentazione dei briganti e la loro conoscenza delle piante officinali. Gli elaborati hanno offerto riflessioni, ricerche e proposte di lettura critica del fenomeno, toccando temi quali i paralleli tra il brigantaggio e la Resistenza, la presenza di forme embrionali di proto-femminismo, e il complesso rapporto tra memoria storica e attualità riguardo all’Unità d’Italia e ai suoi problemi irrisolti.