29° ANNIVERSARIO DELLA LEGGE 109/96. LE PROPOSTE DI LIBERA

Il 7 marzo ricorre il 29esimo anniversario ...
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dall'approvazione della Legge 109/96 che regola il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. In tale occasione il Settore Beni Confiscati di LIBERA ha pubblicato un report sulle pratiche di riutilizzo nel nostro Paese. (SCARICA IL REPORT!)
Come afferma Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera, "sono 1132 le realtà sociali che in tutta Italia, ogni giorno, con coraggio e generosità, trasformano luoghi che erano il simbolo del dominio criminale e mafioso sul territorio in luoghi in grado di raccontare una storia altra, un modello diverso di società, di comunità, di economia e di sviluppo. Un numero così alto, nel 1995, non si poteva immaginare.”
Dietro questo numero, ci sono volti e storie di associazioni, di cooperative sociali che hanno trasformato quei luoghi di malaffare in presidi di economia sociale e in luoghi di grande impatto educativo. Come la Valle del Marro – Libera Terra, nata 20 anni fa in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro, poco tempo dopo la Placido Rizzotto, per promuovere percorsi di cambiamento della mentalità, proprio attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Agricoltura biologica, inclusione lavorativa di persone svantaggiate, percorsi di fattoria didattica, progetti educativi sportivi: il nostro impegno, accompagnato da Libera, dal mondo della cooperazione e dalle istituzioni del territorio, ha tracciato un solco, che nel tempo da sentiero poco praticato si è trasformato in strada maestra.
Ma il cammino che resta da fare è ancora lungo.
“La nuova modalità di destinazione dei beni confiscati, attraverso la Piattaforma Unica delle Destinazioni, - spiega Tatiana Giannone - rende l’intera procedura più agevole, ma ci pone davanti a nuove responsabilità: i Comuni prima, e gli Enti del Terzo Settore poi, hanno ora il compito di inserire la gestione di beni confiscati nei loro piani di azione, progettando e chiedendo quanti più spazi possibile. Il riuso sociale è una prassi consolidata, è un’opportunità per i nostri territori e questo nuovo strumento deve poterla rafforzare. Sentiamo forte la necessità di imparare a progettare insieme, pubblico e mondo del sociale, di scambiarci le visioni e di affrontare i desideri dellə cittadinə come priorità dell’agenda politica; questo era il sogno di Pio La Torre, questo è il sogno che Libera ha trasformato in legge. Per tutti questi motivi, per questa strada che insieme abbiamo costruito ora non possiamo tornare indietro: la privatizzazione, sotto ogni forma, dei beni confiscati alle mafie sarebbe un tradimento alla nostra storia e all’impegno di tutto il movimento antimafia”.
Per queste motivi, la Valle del Marro si unisce a LIBERA nel chiedere con urgenza:
❁ Che si possa garantire trasparenza nell’intera filiera di confisca e riuso dei beni confiscati. La partecipazione democratica dellə cittadinə e la possibilità di incidere sulle politiche pubbliche del territorio è un diritto e un dovere per chi si impegna quotidianamente; poter contare su banche dati che interagiscono tra loro e che condividono i diversi passaggi della vita di un bene confiscati permette a tuttə noi di poter progettare un riuso il più aderente possibile ai bisogni della comunità. La cultura del dato, come cultura di attivazione partecipata, deve essere alla base delle scelte amministrative dei tribunali, di ANBSC, degli enti locali di prossimità.
❁ Che dal mondo della politica ci sia una chiara presa di posizione: i beni confiscati non si possono privatizzare, attraverso l’affitto oneroso o con la vendita. Chi scrive che la confisca ha penalizzato i territori del Sud Italia, sta riscrivendo la storia del nostro Paese, calpestando chi ha dedicato la sua vita a sostenere la confisca dei patrimoni come strumento cardine della lotta alle mafie. Questo non lo possiamo permettere e il nostro impegno sarà quello di tutelare l’impianto normativo nella sua interezza. Le risorse per la valorizzazione dei beni confiscati devono essere messe a sistema, facendo dialogare i fondi pubblici e gli investimenti di enti privati. 30 anni di esperienza, infatti, ci confermano che non si può solo sostenere la ristrutturazione di un immobile, senza pensare a come renderlo un luogo aperto e sostenibile.
❁ Che si possa creare una cabina di regia nazionale, inserita all’interno della strategia nazionale che ci viene richiesta dalla nuova direttiva europea, per sistematizzare le risorse e rendere i diversi fondi complementari tra loro.
ALLEGATO:
Raccontiamo il Bene