Sempre piu' liberi con le coop Lavoro (e calcio) per il no ai caporali
Da AVVENIRE Pag. 12 - 14 febbraio 2016
di Antonio Maria Mira
Una concreta risposta al caporalato e allo sfruttamento dei migranti. «Lavoro e calcio, la coop degli uomini liberi», così titolavamo poco più di un mese fa raccontando dell'impegno a favore dei lavoratori africani di Rosarno della cooperativa Valle del Marro, la bella realtà che gestisce i terreni confiscati alla 'ndrangheta, nata 12 anni fa dalla collaborazione tra la diocesi di Oppido-Palmi e Libera, col sostegno del Progetto Policoro della Cei. Oggi quel titolo è diventato un progetto. E "la coop" sono diventate "le coop".
E' stato infatti raccolto l'appello, che avevamo ospitato, a sostenere le iniziative di lavoro vero per i migranti. Allora la Valle del Marro aveva assunto per 2 mesi 6 giovani che vivono nella tendopoli/ baraccopoli di San Ferdinando (1.200 persone in una capienza di 400) e che giocano nella squadra del Koa Bosco, promossa dal giovane parroco don Roberto Meduri, che partecipa al campionato di seconda categoria. Un'iniziativa di integrazione che viaggia sul filo del rasoio per le condizioni di sfruttamento dei ragazzi. Perciò la Valle del Marro aveva deciso di assumerne alcuni con contratto regolare. Ora un'ulteriore passo avanti, grazie a chi ha raccolto l'appello. Il principale partner è Unicoop Firenze, che con la fondazione "Il cuore si scioglie Onlus" garantirà parte delle 7 borse lavoro per 4 mesi fino a fine campionato. Unicoop è da anni partner commerciale della Valle del Marro, acquistando e poi vendendo nei propri mercati le clementine della legalità. Quest'anno ben 200 tonnellate, pagate 1,30 euro al chilo contro i 20 centesimi offerti dal mercato "inquinatissimo" della zona. «Noi- spiega il presidente dellaValle del Marro Domenico Fazzari - ci faremo carico della formazione, delle attrezzature, della dotazione di sicurezza». Due migranti sono già al lavoro negli uliveti per le potature e le pulizie stagionali, ma presto arriveranno gli altri 5. C'è poi la Spi-Cgil della Piana di Gioia Tauro che fornirà 2 insegnanti per l'italiano e un autista per gli spostamenti dei braccianti. Un modo per tenere lontani i caporali che si fanno pagare salato il trasporto. E ancora la Flai-Cgil, sempre della Piana, che si occuperà delle pratiche per i permessi di soggiorno e della formazione sul diritto del lavoro, in modo che i migranti sappiano come difendersi. C'è poi Emergency che garantirà i controlli medici nell'ambulatorio ospitato nel palazzo confiscato alla 'ndrangheta a Polistena e fornirà anche un orientamento socio-sanitario molto prezioso per un lavoro come quello del bracciante. Infine la parrocchia di Santa Marina Vergine di Polistena guidata da don Pino Demasi, "papà" dei giovani della Valle del Marro. Con lui si cercherà di trovare una soluzione abitativa per i 7 braccianti per toglierli dalla tendopoli. «Siamo disposti a mettere in busta paga una quota per l'affitto», spiega ancora Domenico. Scelta che anticipa la strada che intende imboccare la prefettura reggina per promuovere un'accoglienza vera ai migranti di Rosarno. Finiti i quattro mesi, i 7 braccianti potranno accedere agli ammortizzatori sociali nella pausa estiva. A settembre la coop intende ripartire per altri 6 mesi. Graditi, ovviamente, nuovi partner.